
Realizzare un reportage fotografico
Questo guest post è stato scritto da Davide Espertini.
Ciao a tutti, prima di iniziare vorrei ringraziare l’amico Francesco che mi ha dato l’opportunità di scrivere questo articolo nel suo blog: grazie!
Cosa si intende per reportage fotografico?
Prima di tutto dobbiamo capire cos’è un reportage in fotografia. Per farla estremamete semplice un reportage non è altro che un racconto di un evento, un avvenimento, un popolo, un luogo che viene realizzato attraverso una sequenza di fotografie che hanno lo scopo di farci vivere un “viaggio” osservandole e raccontandoci qualcosa.
Semplice no? In realtà non è semplice come sembra, vediamo il perché.
Fase 1: Preparazione e studio
Come in ogni progetto che si rispetti, un fotografo che si appresta a creare un reportage deve partire con lo studio di ciò che vuole trattare con le proprie immagini. Una volta scelto il soggetto infatti si parte con il documentarsi il più possibile sul luogo che si andrà a visitare, sulle abitudini del posto, sugli eventuali permessi e su possibili guerre in atto.
Fase 2: Via! Si parte!
Bene, siamo partiti, ma ora cosa dobbiamo fare? Sicuramente starai pensando “dobbiamo fotografare”, ma non è poi così immediato. Io di solito mi immergo per qualche giorno nel luogo per capirne i ritmi, le abitudini dei locali, studio la luce dei luoghi che interessano il mio reportage e prendo i contatti con i locali in modo da non avere problemi durante lo svolgimento del mio lavoro. Inoltre, avere un contatto locale aiuta nel caso non si conosca la lingua.
Fase 3: E’ ora di fare le foto
Ora che abbiamo preso contatti e studiato il luogo possiamo finalmente “mimetizzarci” ed iniziare a scattare le nostre foto. Ricordiamo di non essere mai invadenti, che dobbiamo rispettare sempre i ritmi dei locali e che non possiamo di certo forzare le fotografie. Se assistiamo ad un festeggiamento tipico cerchiamo di non intralciare l’evento in nessuna maniera. Per fare un ottimo reportage dobbiamo diventare parte del luogo, non possiamo sentirci estranei anche se a tutti gli effetti lo siamo.
Quando giriamo per i vicoli e le strade teniamo sempre a mente che non tutti saranno disponibili a farsi fotografare, quindi se incontriamo qualcuno di interessante cerchiamo di farcelo amico prima di fotografarlo. A volte bastano davvero poche parole per entrare in sintonia con il soggetto della foto. Ricordiamo anche che le persone pretendono spesso un piccolo acquisto od omaggio economico da parte nostra.
Per esempio in Marocco mi è capitato di fotografare Ahmed, lo vedete nella foto qui sotto, che mi ha chiesto qualche spicciolo per prendere un caffè alla fine del suo estenuante turno di lavoro. Ahmed è uno di quei signori che tengono caldi gli Hammam marocchini, buttando segatura per tutto il giorno dentro un grande camino situato sotto gli Hammam.
Cosa portarsi?
Questa è la parte più “dura” del nostro compito. Ognuno di noi vorrebbe sempre avere con sé tutte le macchine fotografiche e lenti che possiede, ma se così fosse avremmo anche bisogno di un carretto per trasportare il tutto. Quindi a seconda di ciò che dovremo andare a fotografare sarà importante scegliere le lenti più adatte al nostro scopo. Facciamo un paio di esempi:
- se il reportage sarà prettamente paesaggistico la scelta più logica saranno lenti grandangolari o ultra grandangolari (14mm/24mm/35mm), supportati magari da un tele o da un medio tele (70-200mm o un 105mm) per scatti particolari.
- Se si andrà in giro per città direi che la scelta migliore potrebbe essere addirittura una lente singola, magari uno zoom tipo un 24-70mm/24-105mm e magari un fisso luminoso per i ritratti tipo un 85mm.
Mausoleo di Mohammed V – Rabat
Una donna marocchina porta la spesa a casa – Fès
Uomini a cavallo durante la festa dei Cavalli a Tissa (Fès)
Medersa (Scuola Coranica) Ben Youssef
Medersa (Scuola Coranica) Ben Youssef
I colori naturali usati dai tintori di seta. Marrackech
E voi, come procedete per un reportage? Quali caratteristiche devono avere gli scatti per raccontare una storia e trasmettere delle emozioni?
Davide Espertini è un fotografo e web designer appassionato di fotografia pesaggistica, di viaggio e reportage. Per esigenze si lavoro si occupa di fotografia still life, corporate e book eseguiti in studio o location.
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Tags: reportage
Secondo me, esistono altri due aspetti poco citati (anche se concordo su quello che scrivi):
1) Trasporto personale. La fotografia è pur sempre arte, quindi bisogna anche metterci del proprio; e quando è personale, i risultati sono sempre più convincenti. Chiaro che, nel caso del professionista che scatta su commissione, non è detto che questo coinvolgimento sia sempre possibile.
2) Una buona dose di serendipità. E’ giusto programmare e pianificare, ma a volte il caso ci mette lo zampino, e nobilita pure la baracca (vedi scatti del D-Day di Capa “rovinati” in camera oscura). Insomma: lasciare un po’ da parte la “sindrome di Fulvio” (detta così dal personaggio di “Bianco, Rosso e Verdone”) ed aprirsi alle possibilità, al caso, all’istinto.