
Sospeso tra le nuvole: racconto di uno scatto
Come avrete notato, non ho scritto né un post per salutare il 2015 – di quelli che prevedono un resoconto dell’anno trascorso – e nemmeno né scriverò uno per inaugurare questo 2016 – con i propositi per l’anno appena iniziato -, troppo inflazionati e poco utili.
Siamo esseri umani e ciò di cui abbiamo costantemente bisogno sono le emozioni, così, come primo post del 2016, ho pensato di riprendere in mano la rubrica “racconto di uno scatto” per condividere una mia esperienza, nella speranza di appassionarvi, offrirvi nuovi stimoli e perché no, anche qualche nozione tecnica.
Era una fredda giornata di fine dicembre, l’umidità e la nebbia erano una costante da diverso tempo. Condizioni poco invoglianti per uscire, soprattutto, se si considera il fatto che da poco erano passate le festività natalizie e le abbuffate si facevano sentire. Ma avevo un po’ di tempo libero – non mi andava di starmene sul divano ad oziare – e sentivo il bisogno di uscire, per stare un po’ a contatto con la natura ed ascoltare il silenzio.
Conscio del fatto che la nebbia proveniva dal mare, in teoria, si doveva estendere nell’entroterra solo per qualche chilometro e, salendo di qualche centinaia di metri sopra il livello del mare, avrei dovuto trovare il sole. Lo so, avrei potuto verificare le condizioni attraverso qualche web cam, ma non avevo né il tempo e né la voglia. Passiamo già troppo tempo con la tecnologia, dobbiamo imparare a non calcolare sempre tutto e a riscoprire l’emozioni dell’attesa.
Senza esitare un secondo, presi lo zaino con la fotocamera e tutto quanto, salii in macchina e mi diressi verso l’entroterra. Nei primi dieci chilometri rimase tutto invariato, anzi, apparentemente sembrava ancora più buio, però, non mi rassegnai e decisi di salire un po’ più in alto, verso il borgo più vicino che era quello di Torriana e si trova a 377 metri sul livello del mare.
La nebbia sembrava non volesse abbandonarmi, ma poi, negli ultimi cinquecento metri che mi dividevano dal punto più alto, vidi prima un po’ di chiarore, poi, un bagliore improvviso e finalmente, il sole. Parcheggiai la macchina e mi diressi verso il punto più alto a piedi, una volta arrivato, la natura aveva messo in scena uno degli spettacoli più belli: una fitta coltre di nebbia creava l’illusione ottica del mare, un vero paradiso in terra, veniva voglia di tuffarsi. Si potevano ammirare tutti i borghi dell’entroterra che, illuminati dal sole, emergevano dal mare di nuvole.
Volete sapere perché adoro la fotografia di paesaggio? In quei momenti, tutti i pensieri scompaiono, prevale un senso di benessere e di pace interiore. È bello poter “fermare” il tempo per un attimo e rivivere quelle sensazioni in un secondo momento.
Le foto che vedete sotto le ho ottenute utilizzando due obiettivi: il 24-70 f/2.8 e il 70-200 f/2.8.
Cosa ne pensi della rubrica “racconto di uno scatto”? Ti andrebbe di raccontare una tua esperienza?
Tags: racconto di uno scatto
Bel racconto, ottime foto. E come hai detto sono le emozioni il piatto forte. Auguri di buon anno.